DEPOSITO
Fascia di prezzo: da €1 a €8
Granaio vuoto in FOTO
Deposito messo a nudo (decapato) di ARTE sia FISICA che IMMATERIALE. Contenitore a disposizione dell’infoGRANAIO e che ne ha ispirato l’idea.
Manufatto esemplare di sottottetto in antica Corte di campagna consolidatasi alla fine del 1600, insediamento umano su un lieve dosso in teramoja strappata al fiume Po. Stanza del TESORO costituito dalle granaglie depositate per la semina, la vendita e per non morire di fame durante l’inverno.
La Corte è un’architettura semplice costituita da elementi predefiniti nelle loro funzioni (stalla con fienile, casa padronale, casette salariati, bassi rustici, torre d’entrata e soprastante colombaia, ghiacciaia, orto, brolo, stagno per i pesci, …) aperta ai campi circostanti. Non ne sono noti il progettista e tantomeno i muratori, i falegnami e i lavoranti vari. La prima trave in vista del granaio è storta, straordinaria cronaca della fatica di quando sono andati a tagliarla direttamente nel bosco, l’hanno montata in equilibrio perfetto e con grande maestria costruttiva.
Il granaio fotografato è quello descritto nell’atto testamentario 4.11.1785 redatto dal notaio G. Rigattieri: “… rimessi nell’andito d’ingresso (abitazione padronale della Corte Bagna di Pegognaga) alla metà ed a destra una scalla di pietra che conduce al piano superiore quale comprende cinque granai ed altro sopra la tinazzara, tutti con loro usci e finestre. …” (A. S. MN)
Si entra nella Corte attraverso l’archivolto sovrastato dalla TORRE, richiamo “castellano” di presa di possesso territoriale e di difesa. I vari elementi architettonici rinviano alla cultura materiale di generazioni di contadini la cui attesa di vita non andava oltre i 40 anni e i cui capi famiglia si recavano in CITTÀ per portare al padrone le regalie e pagare il canone dove vedevono grandi Chiese, Palazzi con giardini espressione del potere del Signore della città e delle campagne, committente “rinascimentale” di ben altre achitetture con archivolto (v. Facciata della Basilica di S. Andrea di Mantova progettata da L. B. Alberti nel 1472).
NOTA. Le vecchie corti di campagna, già presidio e segno in un territorio oramai smarrito, sono state stravolte nei loro elementi costitutivi, sono diventate agriturismi, residenze di prestigio o rifugi per senza tetto, oggetti inutili, rovine da ruspare via.

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